Javier Zanetti by Giocare da uomo

Javier Zanetti by Giocare da uomo

autore:Giocare da uomo
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2014-03-25T16:00:00+00:00


XVIII

Rivincita del «veneziano»

«Presidente, l’anno venturo vinceremo la Champions League.» Noi ascoltavamo e non credevamo alle nostre orecchie. Era l’11 marzo 2009, e il Manchester United di Sir Alex Ferguson ce le aveva appena suonate per 2-0 all’Old Trafford, gol di Vidić e Cristiano Ronaldo, che aveva celebrato a modo suo, volando in surf sull’erba con le ginocchia, a proclamare la vittoria sotto le telecamere. Ibrahimović aveva colpito la traversa, Stanković aveva avuto una grandissima occasione, ma il mister Mourinho non era riuscito a bissare la sua impresa del 2004, quando con il Porto aveva affondato la corazzata United. Chi si aspettava di vederlo a testa bassa – quelli che in Italia Mou avrebbe denunciato: «Mi diverte il rumore dei nemici» – però si sbagliava. Il mister non era amato, coccolato, vezzeggiato, e le vittorie non gli diedero premi né della critica né dei colleghi allenatori, ma di ciò non sembrava crucciarsi, al netto delle sue sparate in conferenza stampa. Mourinho aveva un metodo logico, lasciava per l’intera giornata che le polemiche si susseguissero sui siti, «Gazzetta dello Sport», «Corriere della Sera», «Repubblica», «Corriere dello Sport», in tv tra Rai, Mediaset, La7 e Sky, e poi, in prima serata, rilasciava una dichiarazione esclusiva a Inter Channel, troppo tardi perché gli altri, per esempio Claudio Ranieri, tecnico della Roma, potessero replicare. Il mister aveva sempre l’ultima parola. La partita di Manchester aveva confermato le difficoltà dell’Inter in Europa. A colloquio con il presidente, noi presenti, Mourinho spiega, taccuino alla mano, che la sconfitta dimostra la maturazione del team: «Manca un passo e ci siamo». Il passo è, a sorpresa, la cessione di Zlatan Ibrahimović all’onnipotente Barcellona e l’arrivo a Milano del grande Samuel Eto’o. Ibra mormora, secondo i giornali: «Vado a Barcellona perché voglio vincere finalmente la Champions League e qui non la vincerò». I tifosi se la legano al dito, facendo voto di ricordarsi della sfida di Ibra a tempo debito. Eto’o, uomo saggio e intelligente, che aveva descritto una volta la sua condizione di stella del calcio africano con parole struggenti – «Devo correre come un nero per vivere come un bianco» – lega subito con allenatore e squadra, gentile e affabile. Eto’o l’ho visto tante volte prendere da parte Mario Balotelli e parlargli di lavoro, etica, fantasia, di come ci sia spazio per tutto nella vita, senza dare fuori di matto. Capiva che Mario, nato da genitori africani a Palermo e adottato dalla sua famiglia italiana a Brescia, cercava un modello, un sostegno, e con generosità si sforzava di offrirglielo. Altrettanto a sorpresa arriva a Milano Wesley Sneijder: piccolo, veloce, irrequieto, non ancora famoso, il centrocampista olandese è accompagnato dalla sua bellissima compagna, Yolanthe Cabau, che fa girare la testa ai paparazzi. Nel Real Madrid Wesley ha giocato 52 partite con 11 gol, un buon tabellino, ma si sente snobbato dal club spagnolo e vuole dimostrare al mondo di essere un numero uno: quando Moratti e Mourinho gliene danno la possibilità, vola a Milano, si stabilisce con Yolanthe in una suite dell’Hotel Principe di Savoia e prepara la vendetta contro le «Merengues».



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